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CAFFÈ FIORIO 1780

Atmosfera retrò,
velluti rossi e specchi

Seduto sui divani di velluto rosso del Caffè Fiorio, magari assaporando un cucchiaio di gelato al gianduia, Tomasi di Lampedusa scriveva La Sirena, la storia di un incontro fuori dall’ordinario e indimenticabile, così come straordinari e indimenticabili sono anche i personaggi che si sono incontrati in queste stesse sale. Dalla fine del Settecento, il Fiorio è stato un salotto aristocratico, un’aula di dibattito politico – “che cosa si dice al Fiorio?”, chiedeva Carlo Alberto ogni mattina a chi gli consegnava la relazione degli affari di stato –, una redazione satirica, un caffè letterario, ma prima di ogni altra cosa è rimasto il luogo di un appuntamento irrinunciabile – con gli altri, o con i propri pensieri.

IL CONO DA PASSEGGIO

La sfida (vinta) a un tabù

Al Fiorio si viene per una colazione tra le pagine di un quotidiano fresco di stampa, per un pranzo raffinato nelle sale bistrot, per una merenda gustosa o per un aperitivo. Ma, soprattutto, si viene in questo Caffé per mangiare il gelato.

Le celebri ricette del gelato di Fiorio, che ancora oggi si tramandano segretamente a garanzia di un prodotto d’eccellenza, si basano su materie prime di qualità e di provata affidabilità. Ogni gusto nasconde una ricerca costante di armonia fra tutti gli ingredienti.

Si racconta che all’inizio del secolo scorso non fosse assolutamente consono consumare cibi per strada: l’invenzione del cono da passeggio del 1900 non sembrava dunque essere destinata al successo.

Fu così che il gestore del Fiorio di quel tempo, pagò delle avvenenti signorine perché passeggiassero lungo Via Po dimostrando tutto il loro apprezzamento.